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Gli uragani che devastano i Caraibi nelle immagini dei satelliti

di Gigi Donelli

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9 settembre 2008

Dopo essersi accanito su Haiti e aver causato ingenti danni alle Bamahas, l'uragano Ike ha raggiunto Cuba, dove era stata dichiarata la massima allerta in attesa del suo passaggio. Raggiunta, per prima, la provincia orientale di Holguin, Ike ha perso potenza ed è stato declassato a categoria 2 - su una scala di cinque - con venti a 165 chilometri all'ora, che hanno causato danni e inondazioni senza provocare feriti gravi.

La lunga stagione
Dopo Fay, Gustav e Hanna, che hanno provocato centinaia di morti, in gran parte a Haiti, Ike è il quarto ciclone a sferzare i Caraibi nelle ultime tre settimane. "In tutta la storia di Cuba, non avevamo mai avuto due uragani così ravvicinati" ha dichiarato il direttore dell'istituto meteorologico José Rubiera. Più di 800mila persone follate, tra cui 10.000 turisti stranieri. Ike proseguirà la sua corsa verso nord avanzando a una velocità di circa 20km/h attraverso il Golfo del Messico gli Stati Uniti.

PHOTOGALLERY / Ike, Gustav e la grande Katrina

VIDEO / L'estate di Katrina. La sequenza distruttiva del 2005

Osservati speciali
Negli ultimi anni una parte significativa dei budget spaziali vengono spesi per monitorare i grandi fenomeni che innescano i disastri ambientali. Europa e Stati Uniti hanno lanciato satelliti per l'osservazione costante dei cieli e degli oceani, e persino la Stazione Spaziale Internazionale entra a tutti gli effetti nel sistema di sorveglianza. Si conoscono le dinamiche e si lanciano gli allarmi, ma non per questo si evitano le tragedie in quei paesi in cui la povertà impedisce una reazione efficiente all'allarme.

Prima e dopo Katrina
Nel 2005 Katrina ha prodotto uno dei più sconvolgenti episodi del secolo. Migliaia di vittime negli Stati Uniti. Intere regioni inondate e una grande città – New Orleans – devastata dalla natura. L'atteggiamento internazionale dopo quell'episodio è mutato: la Carta Internazionale per il supporto in caso di disastri è diventato uno strumento per concentrare la tecnologia dove serve. I satelliti europei per l'osservazione del pianeta, a cominciare da Envisat, in questo periodo dell'anno trasmettono regolarmente alle nazioni caraibiche tutte le carte termiche della zona e le altre informazione raccolte dall'osservazione dei fronti nuvolosi.

La Natura e l'uomo
Sono solo catastrofi naturali oppure il riscaldamento globale può esserne responsabile? È un'ipotesi discussa perché suggerita dai dati storici. Le statistiche della NOAA, l'agenzia statunitense che si occupa di studi oceanici e atmosferici, indicano che, in media, dal 1970 al 1994, l'oceano Atlantico ha generato ogni anno 8,6 cicloni tropicali (tropical storm), 5 uragani (hurricane) e 1,5 uragani violenti (major hurricane), classificati lungo una scala di velocità crescente del vento. Ma dal 1995 al 2004 le medie sono state di 13,6 7,8 e 3,8 rispettivamente. C'è stato indubbiamente un aumento del numero medio rispetto agli anni precedenti. E nello stesso periodo certamente è aumentata la temperatura superficiale media della Terra. Tuttavia da questi dati non si può concludere che il riscaldamento globale sia il responsabile dell'aumento del numero degli uragani: questa conclusione sarebbe scorretta per vari motivi: in primo luogo c'è il sospetto che il numero dei tifoni atlantici oscilli negli anni, con tempi caratteristici di 20-30 anni. Inoltre, se si considera il numero totale di cicloni tropicali nell'intero globo, sommando i dati relativi all'oceano Atlantico e quelli relativi al Pacifico, questo numero appare stabile: ogni anno ne vengono generati una media di circa 90.

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